IL CODEX PURPUREUS ROSSANENSIS RICONOSCIUTO DALL’UNESCO QUALE PATRIMONIO DELL’UMANITA’

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Il Codex Purpureus Rossanensis è stato riconosciuto dall’Unesco quale patrimonio dell’Umanità ed inserito nella “New incription on the International Memory of the World Registrer.” La notizia è stata diramata dalla comunità ecclesiale e dall’Arcivescovo Giuseppe Satriano. La proposta dell’inserimento del Codex tra i beni riconosciuti dall’Unesco, come si ricorderà, è stata portata avanti fermamente da S.E. Mons. Santo Marcianò, ora Ordinario Militare d’Italia, durante il suo episcopato al servizio della diocesi di Rossano-Cariati. Un iter che, finalmente, ha avuto il giusto epilogo. Tanta la gioia nell’intera comunità cattolica diocesana nell’apprendere la notizia inerente al riconoscimento da parte dell’Unesco del Codice Purpureo quale patrimonio dell’Umanità. Il Codex Purpureus, conosciuto anche con l’appellativo di Rossanensis, è un antico Evangelario greco del VI secolo d.C. miniato in oro e realizzato tra la Palestina e la Siria. Giunto a Rossano intorno al IX secolo, portatovi molto probabilmente da qualche monaco in fuga, il famoso manoscritto contiene la trascrizione in greco dei vangeli di Matteo e Marco. Scritto con caratteri onciali su pergamena color porpora, da qui il nome di purpureus, il Codice è, ancora oggi, uno dei più antichi manoscritti miniati del Nuovo Testamento. L’importante documento, il quale attualmente si trova a Roma per un minuzioso lavoro di restyling, tornerà prossimamente ad essere esposto nel Museo Diocesano di Arte Sacra, dove sono in corso tuttora i lavori di restauro dell’edificio, per essere ammirato da vicino dai tanti studiosi, studenti e turisti provenienti, nella città del Codex, dall’intera penisola italiana e non solo.

ANTONIO LE FOSSE

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